giovedì 7 agosto 2008

A Te (di Padre Valter ARRIGONI)



“O Dio, che nella compassione del tuo figlio verso i poveri e i sofferenti manifesti la tua bontà paterna, fa’ che il pane moltiplicato dalla tua provvidenza sia spezzato nella carità, e la comunione ai tuoi santi misteri ci apra al dialogo e al servizio verso tutti gli uomini”
La preghiera della colletta (dal latino “colligere” che significa “mettere insieme” perché arriviamo a Messa sparpagliati, ognuno per i fatti suoi ed occorre fare comunione) di questa diciottesima domenica, pone l’accento sulla stretta unità che i veri uomini di Dio devono vivere fra la preghiera e la dimensione spirituale della fede e il suo riflesso nella vita d’amore verso tutti i fratelli specialmente i più poveri. Carità e dialogo sono le conseguenze del nostro essere di Dio. Del nostro ricevere da Lui.
Nella prima lettura il profeta Isaia usa il termine denaro in due accezioni diverse.
“Chi non ha denaro venga ugualmente” dice Dio ai poveri, agli emarginati, a coloro che non erano mai invitati ai banchetti dei ricchi, dei nobili, dei “giusti” ed anche all’invito di YHWH di partecipare al suo banchetto, il più bello ed il più abbondante di tutti, stavano timorosi a guardare sulla soglia della porta senza il coraggio di entrare. A loro YHWH si rivolge invitandoli ad entrare perché Lui non tiene conto di quanto uno ha, del suo censo, ma di chi uno è. Ed essendo persona, essere umano, è Sua immagine e somiglianza. Nessuno ha il diritto di escludere nessuno dal banchetto di Dio e neppure dal proprio banchetto. Troppo spesso vedo i ricchi scegliersi fra di loro. Addirittura al telegiornale spesso ho sentito la frase “di buona famiglia” parlando dei ragazzi violenti, stupratori, spacciatori, e si indicava una famiglia ricca. Bene e denaro non vanno d’accordo. Gesù spesso ha parole dure contro i ricchi. Nella Bibbia sono spesso maledetti da Dio. San Giacomo arriva ad invitarli a piangere sulle loro ricchezze. Tutto questo perché la ricchezza falsifica, come il potere, i rapporti. Il ricco pensa di poter comprare tutto. Che tutto dipenda da lui. Che le persone che gli stanno intorno sono oggetti come tutti gli oggetti che ha, siano tutti alle sue dipendenze come i suoi impiegati. Ma c’è una maledizione legata alla ricchezza che fa giustizia. Coloro che stanno intorno al ricco raramente sono sinceri. Sono come i parassiti che vivono dell’animale più grosso. Anche i figli ed i fratelli non vedono l’ora che muoia per togliergli fino all’ultimo granello di polvere e, come dice il libro della Sapienza, per sperperarlo in poche ore.
L’altro senso della parola denaro che usa Isaia è la vita, il tempo, l’esistenza.
“Perché spendete il vostro denaro per ciò che non sazia?”. Perché correte dietro alle cose inutili? A ciò che oggi c’è e domani svanisce? Leggendo le righe poco sopra qualcuno può essere indotto a pensare che non avendo un reddito ad un certo livello non appartiene alla categoria dei ricchi. L’essere ricco o povero prima che nel portafoglio nasce nel cuore. Ci sono persone che provano solo invidia per chi ha di più. Certe volte penso ad alcuni politici pronti a fare la rivoluzione non per ridistribuire ai poveri ma per entrare nella cerchia dei ricchi e dei potenti. Ognuno di noi che spreca il suo tempo, la sua vita dietro all’inutile ed al superfluo è ricco, maledettamente ricco.
Il salmo responsoriale dice che Dio è “paziente e misericordioso, lento all’ira e ricco di grazia. Buono tenero, provvidente, vicino a quanti lo invocano e lo cercano, che sazia la fame di ogni essere vivente”.
L’apostolo Paolo ai cristiani di Roma scrive che nulla può separarci dall’amore di Cristo “né tribolazione, né angoscia, persecuzione, fame, pericolo, nudità, spada, in virtù di Colui che ci ha amati”.
Gesù dopo essersi ritirato in disparte, da solo, a pregare vide le folle che lo avevano seguito e ne provò compassione tanto che li nutre moltiplicando per essi pane e pesci.
Questa pagina di vangelo è in stretta correlazione con la pagina che ci parla dell’ultima cena e dell’istituzione dell’Eucaristia. Gli stessi verbi “prese, spezzò, rese grazie”. Gli stessi protagonisti: “Gesù ed i suoi discepoli” ma ciò che viene donato è completamente diverso. In questo miracolo è il cibo del pane e dei pesci. Nella Comunione è il corpo ed il sangue di Gesù. Qui ci dona le cose là si dona tutto a noi.
Mi è sempre piaciuta la frase che dice ai suoi discepoli e che in italiano suona “date loro voi stessi da mangiare”. Mi piace pensare a quel “voi stessi” non come il soggetto ma come il complemento oggetto del dare da mangiare. L’uomo di Dio si fa mangiare dal prossimo, diventa la risposta non teorica, non a parole ma con la sua carne, con la sua vita, i giorni, gli anni, il tempo.
Da quando sono qui all’eremo sinceramente non ho mai pensato al ritorno in città. Non l’ho desiderato e poiché l’idea non mi piaceva la allontanavo. Adesso si avvicina il ritorno. Tra un mese! E mi è chiaro che Dio non si è dato a me perché me lo tenessi stretto al cuore come una cosa. L’atteggiamento del ricco malvagio che con dita adunche si tiene strette le sue cose. L’atteggiamento del ricco maledetto che semina solo odio, divisione, menzogna e diffidenza anche in casa sua.
Non si può avere questo stesso modo di essere nei confronti di Dio. Dio si dona perché noi lo doniamo.
L’Abate Rea, di Montecassino, grande abate e santo, quando si presentava all’Abbazia un giovane per diventare monaco, gli chiedeva se non era mai stato innamorato. Se quello rispondeva di no lo rimandava a casa dicendo “che non può amare Dio chi non ha mai provato un amore umano”.
Come si può amare Dio se non lo si conosce e come si può conoscerlo se nessuno ne parla. Io lodo il Signore perché si è donato, si è fatto conoscere. Adesso devo, è un imperativo categorico,darlo, farlo conoscere, farlo incontrare a chi mi incontra. Tutti. Soprattutto coloro che sono poveri, davvero poveri, infelici, soli. Coloro che non sono mai stati invitati perché ci si vergogna di loro.
Da alcuni giorni mi accompagna una canzone. Vorrei lasciarvela come compagna di viaggio nella vita di queste vacanze.
L’ha scritta un uomo veramente innamorato della propria moglie. Io la uso come preghiera perché penso quelle parole bellissime come rivolte a Dio. Vorrei essere capace di dire a Dio le stesse emozionanti, profonde, vere cose.
La ricerca dell’amore è già in se stessa ricerca di Dio perché Dio è amore

“A te che sei l’unica al mondo, l’unica ragione,
per arrivare fino in fondo ad ogni mio respiro.
Quando ti guardo dopo un giorno pieno di parole,
senza che tu mi dica niente,
tutto si fa chiaro.
A te che mi hai trovato all’angolo coi pugni chiusi,
con le mie spalle contro il muro pronto a difendermi.
Con gli occhi bassi stavo in fila con i disillusi
tu mi hai raccolto come un gatto e mi hai portato con te.
A te io canto una canzone perché non ho altro,
niente di meglio da offrirti di tutto quello che ho.
Prendi il mio tempo e la magia che con un solo salto
ci fa volare dentro all’aria come bollicine.
A te che sei, semplicemente sei sostanza dei giorni miei, sostanza dei giorni dei miei.
A te che sei il mio grande amore ed il mio amore grande,
a te che hai preso la mia vita ne hai fatto molto di più.
A te che hai dato senso al tempo senza misurarlo.
A te che sei il mio amore grande ed il mio grande amore.
A te che io ti ho visto piangere nella mia mano,
fragile che potevo ucciderti stringendoti un po’.
E poi ti ho visto con la forza di un aeroplano, prendere in mano la tua vita e trascinarla in salvo.
A te che mi hai insegnato i sogni e l’arte dell’avventura.
A te che credi nel coraggio anche nella paura.
A te che sei la miglior cosa che mi sia successa.
A te che cambi tutti i giorni e resti sempre la stessa.
A te che sei, semplicemente sei, sostanza dei giorni miei, sostanza dei sogni miei.
A te che sei, essenzialmente sei, sostanza dei sogni miei, sostanza dei giorni miei.
A te che non ti piaci mai e sei una meraviglia,
le forze della natura si concentrano in te.
Che sei una roccia, sei una pianta, sei un uragano,
sei l’orizzonte che mi accoglie quando mi allontano.
A te che sei l’unica amica che io posso avere,
l’unico amore che vorrei se io non ti avessi con me.
A te che hai reso la mia vita bella da morire,
che riesci a render la fatica un immenso piacere.
A te che sei il mio grande amore ed il mio amore grande.
A te che hai preso la mia vita e ne hai fatto molto di più.
A te che hai dato senso al tempo senza misurarlo.
A te che sei il mio amore grande ed il mio grande amore
A te che sei semplicemente sei sostanza dei giorni miei, sostanza dei sogni miei.
E te che sei, semplicemente sei, compagna dei giorni miei, sostanza dei sogni miei.”

è amore, cioè è Dio.
Valter Arrigoni

2 commenti:

Anonimo ha detto...

...Chiamare il pane: Pane. Chiamare l'amore: Amore. Chiamare Dio: Padre!
Mi sono sempre chiesta come si può dare alle cose il loro nome se non le si conosce; chiamarle, se non sappiamo la loro forma e consistenza. Ma la forma e la consistenza sono componenti materiali, mancanti di anima se non compresi nell'equilibrio della vita: Il pane ci sostiene e ci nutre; il Pane della Parola ci sostiene spiritualmente e ci fa comprendere che Non di solo pane vive l'uomo... L'amore inebria i sensi e fa sentire completi e vivi; l'Amore rispetto all'amore umano (importante e dono di Dio) è come Pane che rende sempre più affamati, che più ne hai e più ti rendi conto che te ne serve per vivere e dà energia da affrontare e superare le difficoltà e poterne così mangiare ancora... Dio, come spiegare ciò che Dio è per la vita dell'uomo... Anche senza conoscerLo io l'ho riconosciuto. Si può pensare di riconoscerLo quando esplode in noi la gioia di sentire la parte di sé più intima in festa? No! Non è andata così! L'ho riconosciuto quando la mia cara mamma è spirata, quando l'ho affidata alla Mamma del cielo chiedendole di accompagnarla nella Terra preparata anche per lei...
Il desiderio di conoscerLo è grande, intanto però amo chiamarLo Padre perché lo sento mio Padre, amo la vita di Gesù in Lui e in noi, sento che ciò che mi dà Lui nessuno è stato capace di darmi allo stesso modo.
Grazie per queste tue parole, caro P. Valter, sempre molto illuminanti e vere!
Un abbraccio da Brigida.

Angela ha detto...

Padre Valter,
Leggere le tue parole è veramente gratificante...
Io è da circa un annetto che ho rimesso in discussione tutta la mia esistenza...in questo anno in cui mi son sentita davvero spaesata, alla ricerca sempre di qualcosa (e nemmeno io sapevo cosa), ho avuto il piacere di conoscere l'amore di Dio...l'amore che Lui ha sempre cercato di offrirmi e che io ho sempre rifiutato, perchè mi rifiutavo di ascoltare e vedere...
Ho conosciuto Dio in ospedale, in due occasioni differenti...andando a trovare due persone a me care...In queste due occasioni avrei potuto allontanarmi ancor di più da Lui, invece è accaduto proprio il contrario! Sarebbe stato troppo semplice arrabbiarmi con Dio per le cose che erano accadute, invece ho sentito il Suo amore che adesso voglio ricambiarGli e voglio offrirlo e condividerlo con gli altri...Ora sento che la mia vita assume un senso nuovo, una nuova forma...vivo con più gioia, con più serenità e più amore la vita di tutti i giorni ed il rapporto con gli altri.
Non posso fare altro che ringraziare Dio, sempre, per avermi aperto gli occhi...
A tal proposito anche io avrei da dedicarGli una canzone come hai fatto tu Padre Valter...anch'io, tutte le mattine, in treno per recarmi al lavoro, la ascolto e nella mia mente la canto per Lui...

"Forse non sarei
come sono adesso
forse non avrei
questa forza addosso
forse non saprei
neanche fare un passo
forse crollerei
scivolando in basso
invece tu sei qui
e mi hai dato tutto questo
e invece tu sei qui
mi hai rimesso al proprio posto
i più piccoli
pezzi della mia esistenza
componendoli
dando loro una coerenza

come è bello il mondo insieme a te
mi sembra impossibile
che tutto ciò che vedo c'è
da sempre solo che
io non sapevo come fare
per guardare ciò che tu
mi fai vedere
come è grande il mondo insieme a te
è come rinascere
e vedere finalmente che
rischiavo di perdere
mille miliardi e più di cose
se tu non mi avessi fatto
il dono di dividerle con me

forse non avrei
mai trovato un posto
forse non potrei
regalarti un gesto
forse non saprei
neanche cosa è giusto
forse non sarei
neanche più rimasto
invece tu sei qui
sei arrivata per restare
invece tu sei qui
non per prendere o lasciare
ma per rendermi
ogni giorno un po' migliore
insegnandomi
la semplicità di amare

come è bello il mondo insieme a te
mi sembra impossibile
che tutto ciò che vedo c'è
da sempre solo che
io non sapevo come fare
per guardare ciò che tu
mi fai vedere
come è grande il mondo insieme a te
è come rinascere
e vedere finalmente che
rischiavo di perdere
mille miliardi e più di cose
se tu non mi avessi fatto
il dono di dividerle con me

come è grande il mondo insieme a te
è come rinascere
e vedere finalmente che
rischiavo di perdere
mille miliardi e più di cose
se tu non mi avessi fatto
il dono di dividerle con me"

Angela Delcuratolo - Broni(PV)