giovedì 4 settembre 2008

16 - L'indulgenza - "La sapienza del cuore" (di Padre Fabrizio Carli)

La benevolenza ci porta anche all’indulgenza verso il nostro prossimo. L’indulgenza è finissima espressione di carità, perché è insieme comprensione, discrezione, pazienza e fiducia. Con essa - e con essa soltanto - si supera un grave ostacolo che normalmente si frappone fra noi e il nostro prossimo.A renderci infatti più difficile l’esercizio della carità, di solito sono i difetti che noi troviamo negli altri. E noi siamo facilmente portati a vederli, e a vederli molto più dei nostri, e quindi siamo sempre pronti alla critica. Spontaneamente non si supera questo ostacolo, perché il difetto di per sé, non avvicina le anime, in quanto esso è una mancanza, e ciò che manca non può mai essere un elemento positivo di unione. Bisogna quindi supplire volutamente a ciò che manca nella persona difettosa, con qualcosa che permetta alle anime di incontrarsi. Questo qualcosa è dato appunto dall’indulgenza.L’indulgenza di cui parliamo non consiste nel semplice chiudere gli occhi sui difetti altrui: il chiudere gli occhi sconfina il più delle volte nel disinteressamento. Con la vera indulgenza, invece, i difetti si vedono bene; solo che si indulge ad essi, cioè si concede il perdono, ma non soltanto al difetto come imperfezione morale della persona, bensì in quanto ci riguarda e ci urta, sottraendoci qualcosa. Un tale perdono, quindi, implica anche il desiderio dell’emendazione altrui, perché, la persona non rimanga priva di quel bene morale che le deriva dal correggersi del difetto. E per questa emendazione, le si concede fiducia.La vera indulgenza è tutta qui.E fino a qual punto si deve usare indulgenza? La risposta ce la da il Signore dicendoci di perdonare ai fratelli non sette volte, ma settanta volte sette, e cioè sempre. Certo è difficile un’indulgenza così longanime e delicata; eppure siamo proprio chiamati a questo nei riguardi dei fratelli che peccano – per rimanere nel nostro contesto – nei riguardi dei difetti del nostro prossimo.L’indulgenza permette così di dimostrare l’amore nella sua squisita delicatezza in cui vi è davvero il meglio dell’anima e del cuore. Qui infatti l’amore non cerca se stesso, il proprio appagamento, la propria soddisfazione: cerca soltanto il vero bene della persona amata. Ed è un amore profondamente attivo, perché, esso opera veramente, cioè dona: dona il perdono e dona anche la fiducia alla persona cui indulge. Amare una persona virtuosa non è difficile; ma usare indulgenza ed amare una creatura difettosa richiede grande forza di virtù. Poiché oltre ad una generosità grande, che fa passare sopra se stessi, si esige qui una pazienza fiduciosa, che sa attendere l’emendazione altrui, senza stancarsi mai. E questo accresce ancora di più il pregio morale dell’amore.

2 commenti:

david santos ha detto...

Ciao Agape, come và? Spero tutto bene per te. Buon lavoro. Un abbraccio e un buon fine settimana.

Agape Fraterna ha detto...

Caro Fratello,
grazie per i tuoi saluti. Ho visto il tuo blog ma mi piacerebbe capirlo meglio (non parlo Portoghese e le traduzioni automatiche sono approssimative).
Un abbraggio anche a te.
Gian Luca