domenica 18 settembre 2011

La differenza di Dio (di Padre Valter Maria Arrigoni)

Nelle due domeniche precedenti, la Parola di Dio ha evidenziato la vita interna delle comunità cristiane. La condotta da tenere verso i fratelli che peccano il dovere del perdono reciproco derivanti dal fatto che la Chiesa è una comunità di peccatori perdonati. L’uomo religioso è un cercatore di Dio. La sua ricerca è tanto più appassionata quanto più si avvicina colui che solo può soddisfare il desiderio dell’uomo. Coloro che sono chiamati fino dal mattino, gli operai della prima ora, hanno subito, fin dall’inizio il dono di Dio, del padrone del campo: il dono della fede e del senso della vita. Gli latri operai lo scoprono man mano che la vita va avanti. Alcuni poi lo scoprono all’undicesima ora, al termine della vita. Quanti oggi non cercano neppure perché si accontentano di quello che il mondo offre: denaro, potere, sesso. Le famose tre “P” che secondo i padri monaci del deserto sono la radice di ogni male: pecunia, potestas, passio. Ci sono persone che attraversano il mare della vita seguendo la luce di questi fari convinti che sia l’unica luce, la vera luce. Stanno alla porta delle nostre chiese e bussano per poter entrare ma si trovano davanti operai della prima ora che invece di condividere la gioia del dono condiviso, della vita che finalmente, anche se tardi comincia, stanno solo a recriminare. Non sono coscienti del dono che hanno ricevuto, della pienezza di vita che hanno potuto vivere. Molti “credenti” della prima ora pensano che la fede e la religione abbiano tolto loro delle occasioni di essere felici secondo il mondo, il mondo che un po’ per volta hanno lasciato entrare in se stessi ed ha preso sempre più spazio fino a diventare il loro modo di pensare, di giudicare, di essere, di vivere. “Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri” così ci dice Dio nella prima lettura attraverso il profeta Isaia. Dio ci fa prendere coscienza di come ormai pensiamo, giudichiamo, viviamo. Oggi e qui. Queste parole ci vengono ridette perché sono valide e vere non solo per il popolo di Israele allora ma per il popolo della Chiesa oggi e qui. Cercare Dio è diventare come Lui, ascoltare la sua Parola non è solo sentirla distrattamente durante la Messa, magari pensando ad altro, forse anche pregando il rosario, ma è fare ciò che dice. “Chi ascolta le mie parole e le mette in pratica sarà per me fratello, sorella e madre”. Come potremo metter in pratica la via della salvezza se neppure la conosciamo? Peggio se siamo come coloro “che presumevano di essere giusti e giudicavano condannandoli gli altri”. Gli operai della prima ora sono solo capaci di mormorare contro Dio perché è misericordioso. “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi che abbiamo sopportato il peso della giornata ed il caldo”. Ancora una volta siamo di fronte alla radicale differenza fra il modo di pensare di Dio e quello del mondo che è diventato il nostro. Da un punto di vista sindacale, legale, umano, noi la pensiamo come loro. Dio è ingiusto! Eppure la sua risposta ci illumina, ci aiuta a capire come la pensa, ci indica come dovremmo pensare ance noi. “Amico (è la stessa parola con la quale Gesù saluta Giuda nell’orto degli olivi!), io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. E Gesù conclude questa parabola dicendo: “Così gli ultimi saranno primi e i primi saranno, ultimi.” Ricordiamoci come finiva il Vangelo domenica: “Così il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello”. E due domeniche fa, sempre parlando della comunione fraterna: “Se due di voi si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà”. Forse le nostre preghiere talora non sono esaudite perchè tra noi, nelle nostre comunità, non c’è amore, unità, pace, concordia? Peguy, i poeta francese, scrive: “Vi sono due formazioni, vi sono due estrazioni, vi sono due razze i santi in cielo. I santi di Dio provengono da due scuole: dalla scuola del giusto e dalla scuola del peccatore. Per fortuna che il maestro è Dio. Per fortuna che non c’è gelosia in cielo”.

Padre Valter Arrigoni

Monaco diocesano

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