venerdì 3 ottobre 2008

20 - Farsi carico dei propri fratelli - "La sapienza del cuore" (di Padre Fabrizio Carli)


Farsi carico dei propri fratelli: è quanto si deve fare per indirizzare all’amore del prossimo tutte le energie del cuore e della mente, così che tutto in noi sia per l’amore, e quindi sottratto al nostro istintivo egoismo.Il farsi carico dei fratelli non si deve limitare alla carità che si manifesta esteriormente nell’aiuto al prossimo bisognoso: dobbiamo invece abbracciare nel nostro cuore sempre e tutti gli uomini, anche quelli che apparentemente non hanno bisogno di noi, anche coloro che non conosciamo e che non incontriamo sul nostro cammino. Ora, il modo per essere vicini sempre a tutti, è quello di pregare per tutti. La preghiera è un mezzo sicuro per aiutare ogni persona, ed è un mezzo che abbiamo sempre a disposizione. Mentre talvolta non ci è dato di soccorrere materialmente i nostri fratelli bisognosi, li possiamo sempre aiutare spiritualmente pregando per essi.È squisita carità particolarmente, pregare per coloro che sono colpiti dalla sofferenza. A questo ci inclina già il naturale senso di compassione che si desta in noi quando ci troviamo direttamente di fronte alla persona sofferente, o quando, attraverso i mezzi di informazione, veniamo a conoscenza di casi dolorosi e sovente sconvolgenti. Sarebbe molto triste se apprendessimo con indifferenza queste notizie: sarebbe segno che in noi non vi è né pietà né amore. Infatti, il venire a sapere di casi dolorosi, non è una notizia per la nostra curiosità o per i nostri commenti superficiali: è un venirci incontro di Cristo che soffre in quei nostri fratelli e che vuole essere da noi accolto e aiutato.Ma il cuore buono sa che non vi è soltanto la sofferenza che appare e di cui si viene a conoscenza: sa e sente anche quella sofferenza nascosta che tante persone vivono nell’intimo e che non manifestano mai per un senso di pudore o di dignità o di austerità umana e cristiana. Allora il cuore buono impara a pregare anche per coloro che soffrono senza che la loro sofferenza appaia.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Quando le mani sono vuote ma il cuore è pieno di cose belle la persona non è povera... questo mi ha insegnato il caro P. Fabrizio. Per il lavoro che svolgo ho purtroppo a che fare con tanta sofferenza, con dolore, ma anche con esempi splendidi di amore e voglio regalarne uno: ai tempi lavoravo ancora nelle cucine dell'ospedale e mi hanno chiesto di preparare ben cinque "vassoi" con il pranzo, il giorno di Natale del 2004. Solitamente i vassoi vengono preparati per il pronto soccorso, per i malcapitati che si trovano lì per l'ora dei pasti, invece con mio stupore, dovevamo mandarli in chirurgia...e alla mia domanda l'ausiliaria mi ha raccontato che erano per un'intera famiglia che aveva scelto di pranzare il giorno di Natale insieme al congiunto, perché probabilmente questa avrebbe potuto essere l'ultima festa che avrebbero passato tutti insieme... Sappiamo che di realtà familiari così ricolme d'affetto non sono quante vorremmo. Ho imparato a leggere anche nel colorito del viso delle persone i loro problemi ma è splendido vedere il sorriso e il coraggio che queste persone danno molto spesso agli altri e ringrazio il Signore che dopo dieci anni di esperienze ospedaliere io non mi sia ancora abituata alla sofferenza, che non dimentichi alcune persone che rimarranno nelle mie preghiere per vari fatti a cui ho asistito. Non basterebbe una preghiera per ciascuno, ma non basterebbe una giornata intera per ricordare tutti nelle preghiere e allora li metto tutti in una... A vote però il cuore è così carico che bisogna far "spazio", non dalle cose, ma dai sentimenti che le accompagnano. Non dico che ho messo disaffezione per le cose, ma a volte ho bisogno di staccarmi dalle cose. Ho imparato così a pregare in modo che il Rosario sia libero da qualsiasi intenzione che allontani l'incentrazione da Gesù e Maria, quando riesco a pregarLo lentamente, assaporando le parole e i significati che il mio cuore pronuncia insieme ad esse, mi sento poi esplodere tanta gioia dentro.
La memoria, il discernimento, la gioia, la comprensione, la pazienza, il dover vedere e il non nascondersi, il rinnegamento di sé...e tante altre cose: come si fà a trovare l'equilibrio? E' un'energia che viene dentro di noi che ci permette di dare a tutto la sua collocazione per occupare la parte del cuore senza occupare spazio? Ne dubito fortemente,noi siamo piccoli, anche il più grande di noi viene distrutto da un dolore e si fa piccolo, ognuno ha qualcosa che può colpirlo. Lasciamoci colpire, rischieremmo di rialzarci più forti, perché tanto sono profonde le cadute, tanto è grande l'Amore che ci rialza. Tutto sommato, nel mio piccolo, io sono ritornata sempre in piedi...
Abbraccio da Brigida.