giovedì 8 gennaio 2009

EPIFANIA (di Padre Valter Arrigoni)

Anzitutto occorre spiegare il nome della festa: epifania. E’ una parola greca che vuol dire manifestazione, far vedere fuori ciò che si è dentro. Svelare un mistero. La parola Epifania viene dall’unione del verbo “fainei” mostrare con la preposizione “epì” sopra, fuori, in superficie. C’è un mistero che san Paolo dice che è “avvolto nel silenzio da secoli”, ed è il mistero di Dio. L’indicibile. Colui del quale possiamo solo affermare ciò che non è perché quando diciamo delle definizioni, ci insegna san Tommaso d’Aquino, diciamo delle menzogne, tanto sono lontane le nostre affermazioni dalla verità di Dio. Tanto la nostra esperienza dista dalla realtà di Dio. “Come il cielo è alto sulla terra così le mie vie sono lontane dalle vostre vie, i miei pensieri dai vostri pensieri”. Possiamo solo adombrare, perché non possiamo “significar per verba”, come diceva Dante, o, come pregava san Francesco d’Assisi, “nullo homo ene digno te mentovare”. Questo Dio, l’unico Dio, il Solo, l’Onnipotente, il Creatore, il Misericordioso, il Vincitore della morte e del dolore, Colui che riempie della sua presenza potente tutto l’universo, che neppure i cieli ed i cieli dei cieli possono contenere, che ha fatto della terra il suo sgabello, questo Dio, Dio si è fatto uomo , si è manifestato. Tutto il senso delle feste che abbiamo vissuto in questo tempo: il Natale, la santa famiglia, la Madre di Dio, fino ad oggi, fino all’Epifania è il fermarsi e contemplare, nel silenzio il mistero che si è realizzato, che è divenuto realtà, che “si è fatto carne” qui, adesso, sotto i nostro occhi. Siamo stati, ancora una volta, chiamati a svuotare i nostri cuori per far spazio al Dio che viene, anzi che è venuto, nel mondo, dentro ciascuno di noi, nella vita e nel cuore di ogni uomo. Il tempo prima del Natale, il tempo dell’Avvento ci ha portato a svuotare dall’inutile, dal superfluo, falla vanità vuota, mortifera, disumana, falsa, bugiarda, la nostra vita per riempirci della domanda, del desiderio più vero, più profondamente umano, più liberante. Nel tempo prima del Natale siamo stati chiamati a spegnere i riflettori, le luci fatue della pubblicità, delle cose, della ricchezza, dell’inutile per poter vedere la sola luce vera, quella che illumina ogni uomo, quella che vene nel mondo. Ci insegna Giovanni: “la luce vera viene nel mondo ma il mondo non la accoglie”!. Dio si fa uomo, viene fera i suoi, viene a salvare l’umanità ma gli vengono chiuse le porte in faccia! Nasce povero, rifiutato, emarginato in una stalla perché non c’era posto per lui nell’albergo. Sempre san Giovanni, nel Prologo al suo Vangelo, scrive che “i suoi (in greco scrive idioi, i parenti, quelli di casa) non lo hanno accolto”. Gli esegeti dicono per paura delle spie di Erode che era re in Palestina senza essere ebreo, e temeva che qualcuno della casa di Davide rivendicasse il trono. Per questo aveva mandato spie a Betlemme, il paese di Davide. Per questo la presenza e la domanda dei Re Magi: “dove è nato il re di Israele?” lo ha angosciato e lo ha spinto a chiedere a questi stranieri di fargli sapere dove lo avrebbero trovato per andare anche lui ad omaggiarlo. Sappiamo però, dalla strage degli innocenti, quale sarebbe stato il suo omaggio. Dio si fa uomo ma gli uomini non lo hanno accolto, non lo hanno fatto entrare nelle loro case, nella loro vita, dentro di sé. Ancora oggi, dopo secoli, troppi uomini sono convinti che per affermare la propria dignità, la propria libertà occorre uccidere Dio, eliminarlo dalla storia. In Inghilterra la festa del Natale è stata sostituita, per rispetto alle altre religioni, con la festa dell’Inverno. Tolto Dio ma non il consumismo, la vendita, della festa. Ma forse per la maggior parte anche di noi non è accaduta la stessa cosa? Ho sentito una persona dire “finalmente sono finite queste maledette feste!”. Il ritrovarsi in famiglia per alcuni è stato riaprire ferite, odi, incomprensioni con genitori e fratelli. Il rumore assordante dei botti, dei canti di Natale amplificati nelle vie dei negozi, nei corridoi dei centri commerciali. L’esagerazione di luci, di addobbi (ho visto chiese con degli alberi di Natale, lucine, palline, babbi natale, pacchetti colorati, festoni ). Come possiamo sentire Dio se c’è troppo rumore? Come possiamo vedere dire se ci riempiamo di lucine, di scatole, di regali, di colorati e fastidiosi oggetti ed oggettini? Dio nella voce inaudita di un bambino? Negli occhi pieni di lacrime di un povero? Forse qualcuno pensa che Dio si sia fermato nelle case piene di cose, alle mense dove si sono abbuffati gli uomini? Qualcuno pensa che Gesù si nato accanto a bambini viziati e coperti di doni pretesi? Bambini sazi e capricciosi? Forse convinti di essere buoni perché hanno dato ai poveri i giocattoli (alcuni rotti, li ho visti quando ero Parroco), i vestitini che non vanno più bene o peggio che non sono più di moda. Ci sono persone che hanno speso migliaia di euro in regali “importanti” alle mogli e ai figli. Salvo poi tacitarsi la coscienza con qualche dolce, qualche pacco di pasta, scatola di pelati, salame, formaggio scadente, insalata russa avanzata. Alla fine del loro incontro con Gesù i Magi se ne tornarono a casa per un’altra via che l’angelo aveva indicato loro. Un’altra via cioè era accaduta nella loro vita una conversione. Una era la via, la vita, lo stile, seguito fino ad allora ed un’altra via, un’altra vita, un altro stile quello che iniziava con l’incontro con Gesù. I Magi, coraggiosi camminatori sulle vie degli uomini che cercano Dio. Sulle vie delle domande che rendono così sensibili da sentire il rumor delle stelle, del cosmo che gira, che si muove. I Magi che secondo la tradizione sono sepolti nel Duomo di Monaco perché la strada che hanno iniziato a Betlemme non li ha portati più a casa, alla vita di prima ma sulle strade del mondo, degli uomini. Che differenza fra il loro incontro con Dio, così bello e significativo, così gioioso e radicale, così esaustivo e toccante da cambiare la loro vita e quello che sento dire in questi giorni da persone che pure frequentano la chiesa! Finalmente queste feste sono finite! Non ne potevo più! Adesso dobbiamo metterci a dieta per smaltire! Dove è Dio? Dove il Natale? Dove Gesù bambino? Ma ancora chiediamoci:dove è l’uomo? Dove sono io? Cosa ne ho fatto dei miei ideali, dei sogni, dei progetti? Dove è la mia vita? Questo Natale era un’altra occasione che mi ha offerto Dio per essere uomo vero, per vivere la vita. Cosa ne ho fatto? Ho colto ed usato questa occasione oppure l’ho bruciata andando dietro al mondo, al “così fan tutti”, al ripetermi per convincermi “questo è il mondo in cui viviamo”. Nella speranza che queste false risposte anestetizzino, mettano a tacere, almeno addormentino il senso di fastidio, di fallimento, di noia, che il dopo festa porta con sé.
Io sono venuto qui nel mio eremo per tacere, per vedere le stelle e sentire il loro canto. Perché nel silenzio, nella solitudine, nell’essenzialità Dio si possa ancora far sentire e vedere. Qui non c’è il riscaldamento e sto davanti al camino a guardare le fiamme. E’ legno d’olivo, legno buono, che arde a lungo, che lascia un profumo buono. Per accendere il fuoco uso le pigne raccolte a fatica questa estate. In questa vita tutto ha senso,anche la fatica. Che differenza fra questa bellezza ed il rumore, le cose che non riempiono ma diventano stomachevoli, fastidiose. Che differenza fra la notte e la mancanza di luce!
Valter Arrigoni

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