venerdì 2 gennaio 2009

Pietro, l’uomo chiamato Simone - "In compagnia di Pietro" (di Padre Fabrizio Carli)

1° Meditazione

Pietro, l’uomo chiamato Simone

Quando leggiamo la vita di quei santi che ci hanno colpito per la loro grandezza, non pensiamo mai al fatto che, nella faticosa scalata verso la santità, essi hanno cominciato da zero, esattamente come chiunque altro. Così fu per Simone il pescatore, un uomo chiacchierone e grossolano, diventato ancor più rude a causa del suo mestiere.
L e Scritture ci raccontano che quest’uomo, abbronzato dal sole di Cafarnao, fosse nato in Galilea. Aveva cominciato a pescare da ragazzino, probabilmente istruito dal padre; crescendo, aveva imparato insieme al fratello Andrea a conoscere la natura e i “tempi” del mare: la calma che precedeva la tempesta, le burrasche che in più occasioni lo avevano messo in serio pericolo.
Simone conosceva bene anche la propria natura, con le sue debolezze, la sua viltà e anche i suoi momenti di coraggio, quando, sapendo a volte di dover rischiare, metteva in luce le sue doti di leader, acquisite attraverso l’esperienza di capitano della barca. Egli assicurava l’unità e la coesione all’interno del suo equipaggio attraverso lo scherzo e l’allegria, ma sapeva anche essere duro e usare un linguaggio, volgare, per mantenere la sua autorità di “capitano”.
Coloro che seguivano Gesù, in genere, erano estremamente poveri, ma non era questo il caso di Pietro, che era padrone della sua casa e della sua barca. Potremmo dire che, per il suo tempo, era un uomo della classe media al quale le cose non andavano poi tanto male.
A suo modo, egli era felice; i suoi interessi puramente umani consistevano nel pescare in abbondanza e nel riuscire a non pagare le imposte, e, da buon giudeo, non amava molto coloro che le esigevano.
Per la sua personalità, era molto amato dal fratello ed era popolare fra gli amici, con i quali si vantava delle sue prodezze marine.
Viveva la normale condizione di uomo sposato e aveva a casa con sé la suocera.
Una cosa ammiro in Simone: che egli credeva in se stesso; era un uomo che aveva fede nella sua capacità umana, ma credeva in Jahvè e lo cercava, come tanti di noi che abbiamo creduto cercando Cristo, ma evitando di “andare oltre”.
Un giorno della sua vita, però, di ritorno da una nottata in mare, irritato e frustrato per non aver pescato nulla, quest’uomo incontra uno sguardo profondo e colmo di tenerezza, davanti al quale si sente messo a nudo, mentre una voce gli dice: “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai “Kefas”, che vuol dire “pietra” (Gv. 1,42).
Comincia così per Kefas la grande avventura verso la salvezza, un viaggio ricco di eventi, talvolta spiacevoli, compiuto però con fiducia, sulla base dell’insegnamento di Dio.
Quanti di noi oggi si ritrovano nella stessa situazione di Simone: commercianti, artigiani, impiegati, professionisti, imprenditori, ognuno con il proprio grado di cultura e di educazione…Abbiamo trascorso la vita cercando di imporre la nostra volontà.
Se abbiamo molto e siamo riusciti a ottenere una buona posizione, ci gonfiamo nella vanità; se abbiamo poco, ci tormentiamo per la frustrazione e l’insoddisfazione, soggetti come siamo alla tentazione di emergere e di farci ammirare.
Forse, se ci fermassimo un istante a riflettere, scopriremmo che non siamo cattivi…ma non siamo neanche buoni. Ci siamo semplicemente messi comodi nei nostri possessi, abbiamo posto le nostre sicurezze negli amici influenti, nel guadagno o nella posizione economica, confidando unicamente nella nostra furbizia e nella capacità di dominare gli altri. O forse, timorosi di rimanere in silenzio e di scoprire il nostro “io”, corriamo alla vita senza sosta, cercando nuove esperienze, tesi a non perdere ciò che abbiamo o ad avere di più, nascondendoci, più o meno consapevolmente, da quell’incontro, da quella riflessione, che potrebbe stravolgere le nostre certezze. Ma, un giorno, ecco uno sguardo davanti al quale ci sentiamo come spogliati da tutto ciò; occhi profondi che ci guardano con tenerezza, e una voce che, ripetendo il nostro nome, ci invita a sperimentare l’amore: “Ti ho amato dall’eternità, seguimi…!”. Questa voce esige una risposta!
Domanda
Analizza sinceramente: dove hai posto la tua fiducia e le tue sicurezze?
MEDITAZIONE
Pensa alla tua vita prima dell’incontro con Gesù, e paragonala a quella che vivi adesso. Trovi differenza?
Rifletti sui tuoi comportamenti in comunità, nella società, nella famiglia.
Brano di riferimento: Gv. 1,35-51
TRACCE DI RIFLESSIONE
La mia fiducia è posta nel Signore. Senza di lui non sono nulla.
Sotto la sua protezione mi sento sicuro; lascio che lui ordini e disponga tutto secondo la sua volontà. Alcune volte manco, però mi correggo e gli chiedo perdono.
Come un grande fiume impetuoso che sbocca nel mare della tranquillità, così è stato il mio abbandono al Signore.
Man mano che passa il tempo e che la serenità e la pace invadono il mio cuore, io affido al mio Signore tutto ciò che i miei talenti fanno germogliare, con la speranza, e nello stesso tempo la certezza, che la mia offerta sia gradita.
Adesso scopro con gioia che vivere nel Signore significa sperimentare ogni giorno la sua pace.
Prima di incontrare Gesù cercavo di riempire il vuoto del mio cuore intraprendendo scelte di ogni tipo, alcune profondamente sbagliate: oggi questo vuoto si è riempito del suo ineffabile amore. Mi sento protetto, coperto, sotto il suo dolce e tenero sguardo. Tutto mi sembra più bello.
Servire il Signore e i miei fratelli è un’esperienza nuova, pura, indescrivibile. Mi sforzo affinché il mio lavoro nella comunità sia sempre più perfetto, e sebbene sia ben lontano dall’esserlo, io mi impegno a fondo e confido nell’aiuto dello Spirito Santo.
Amo sempre più i miei fratelli, e confido in alcuni, tra questi, che sono per me come fratelli maggiori, chiedendo loro consigli e direttive spirituali. Vedo con gioia l’armonia, l’unità e il sostegno reciproco che caratterizzano la comunità.
A casa mia le cose non vanno come io vorrei perché i miei figli non condividono e passano molto tempo fuori casa, però ho la speranza che ad uno ad uno anche loro arriveranno all’incontro definitivo con Gesù, che Egli li converta e li trasformi come ha fatto con me, diventando il Signore della loro vita. Amo Dio e lo ringrazio per tutto quello che ricevo, soprattutto perché a casa mia comincia a crescere l’amore, la comprensione e al carità. E che il Dio vivente agisca nei nostri cuori.
Preghiera

A te, Gesù, tutta la mia lode, la mia riconoscenza e il mio amore. Vorrei poterti offrire di più, perché sei stato tanto buono con me. Prima di conoscerti mi sentivo disorientata/o, triste e soprattutto sola/o. Tu lo sai, Signore, quanti problemi, quante malattie ho avuto, quante disillusioni nel corso della mia vita, sia nel lavoro sia in famiglia. Tutto questo mi rendeva prigioniera/o della tristezza e della stanchezza. Non avevo più voglia di vivere e tante volte alla sera, al momento di andare a dormire, ti chiedevo, o mio Dio, di togliermi la vita e di non lasciarmi risvegliare al nuovo giorno. Che differenza, mio buon Gesù, quando mi chiamasti per nome come Pietro, e mi facesti incontrarenil rinnovamento! Allora compresi l’amore che avevi per me e per tutta l’umanità, amore che ti aveva portato a morire in croce per la nostra salvezza. Da quel momento tu cominciasti a parlarmi attraverso la Bibbia; successivamente mi permettesti di essere pastore di un piccolo gregge affidato alle mie cure. Tutto questo mi servì come incentivo per continuare a vivere e sentirmi nuovamente utile; sperimentando il tuo amore non mi sentivo più sola/o e pian piano imparavo a offrirti le mie malattie, le mie afflizioni fisiche e morali che diventavano sempre meno dolorose al pensiero di quello che tu avevi sofferto per me. Adesso cerco di vedere sempre tutto ciò che della vita è positivo, e grazie a te, mio Signore Gesù, vivo più tranquilla/o, in pace e con gioia, perché so che tu mi ami e che rimani con me, per aiutarmi in ogni momento.
“…fratelli, state lieti, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi” (2Cor. 13,11).

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