mercoledì 14 gennaio 2009

Pietro e il Signore dei miracoli – “In compagnia di Pietro” (di Padre Fabrizio Carli)

Quasi tutti noi abbiamo sentito parlare delle cose grandi e meravigliose che il Signore può realizzare; abbiamo certo sentito parlare dei miracoli che avvengono in tutte le parti del mondo e in fondo nessuno di noi dubita che Dio, creatore di tutte le cose, possa fare miracoli.
Tuttavia, spesso pensiamo che Dio li faccia agli altri e non a noi. Io credo che Pietro, incontrando Gesù, fosse di questa stessa idea; e così una mattina piena di sole, quando il Signore salì sulla barca di Pietro per predicare da lì, questi rimase ammirato dalle sue parole. Che bel modo di parlare -pensò- come di uno che ha autorità. Di certo Pietro non si sarebbe mai aspettato che Gesù, ad un certo punto, gli dicesse: “Prendi il largo e calate le reti per la pesca” (Lc. 5,4). Simone prontamente rispose: “Maestro abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti” (Lc. 5,5).
Anche se con molto rispetto, Pietro tra le righe dice a Gesù: “Signore, tu sei un falegname, un grande oratore, un grande maestro di Israele; però sono io il pescatore, io conosco il mare, so quello che produce e so anche che la pesca in pieno giorno è un’assurdità, una perdita di tempo; però per farti piacere getterò le reti”.
Indubbiamente, dopo il sermone di Gesù, era nata in Pietro la volontà di cambiare, ma non era così facile, come non lo è per noi. Come Pietro, tutti ci portiamo dietro un gran bagaglio di vizi, di atteggiamenti e di abitudini che ci intralciano nel compiere la volontà di Dio, ed è Cristo che ci aiuta a spogliarci di quello che ci è di impedimento nel seguirlo; possiamo dire che, in qualche modo, il Signore si serve delle circostanze della nostra vita ponendole al servizio del suo progetto per noi.
Il Signore, quel giorno, aveva approfittato del fatto che Simone e gli altri non avessero pescato nulla per operare un prodigio così grande da spingerli a confrontarsi con lui, con la sua verità. E così, gettate le reti in mare, pescarono una grande quantità di pesce, tanto che le reti si rompevano ed essi dovettero chiamare in aiuto i compagni dell’altra barca, che pure si riempì tanto che quasi affondava. L’evangelista Luca racconta che, vedendo ciò, Simon Pietro cadde in ginocchio davanti a Gesù, dicendo: “Signore, allontanati da me che sono un peccatore” (Lc. 5,8).
Pietro aveva seguito senza convinzione l’invito di Gesù, ma adesso, come tutti quelli che erano con lui, era colto da grande stupore per la pesca che aveva fatto.
Allora Gesù disse a Pietro: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini” (Lc. 5,10b). Ed essi tirarono le barche a terra e, lasciando tutto, lo seguirono.
Molte volta noi, che pure abbiamo voluto seguire il Signore, ci sentiamo “vuoti” di Gesù; vorremmo che egli controllasse la nostra vita, che vivesse in noi; combattiamo contro noi stessi, ma questo ci scoraggia. È necessario che venga il Cristo, vivo e realmente presente fra noi, a toccare la nostra vita con la sconvolgente esperienza di lui, perché possiamo sperimentare la sua presenza, la sua potenza, la sua signoria. Facendosi presente nella nostra vita, ci porta a riflettere profondamente sulla nostra realtà.
Questo è ciò che successe a Pietro. Quando ascoltò Gesù, egli lo sedusse. Quando gli disse di gettare le reti, Pietro, pur dubitando, obbedì, ma davanti a quella miracolosa pesca, egli non poté far altro che cadere in ginocchio e riconoscere apertamente la grandezza di Gesù e la propria piccolezza.
È quello il momento in cui Pietro scopre e accetta il suo essere peccatore e riconosce di non essere degno di stare accanto al Signore; allo stesso tempo Gesù gli mostra la sua infinita misericordia e gli ribatte la promessa di usarlo a servizio del Regno.
Chi non compie, nella sua vita, questo medesimo processo, non potrà avanzare molto sulla via del Signore. Finché ci sentiamo buoni, normali, senza problemi, non avremo nemmeno bisogno di Gesù.
Dobbiamo arrivare a sentire il nostro cuore spezzarsi per il dolore del peccato, per poter gridare con il salmista: Dal profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia preghiera (Sal. 130,1-2).
Solo così, in queste condizioni, potrai aprire pienamente il cuore alla misericordia del tuo Dio.
Attraverso l’esperienza della pesca miracolosa Pietro scoprì un’altra realtà: Gesù gli andava rivelando quale sarebbe stata realmente la sua missione. Nel momento in cui il Signore aveva dato a Simone il nome di Pietro e gli aveva detto che sarebbe stato la roccia su cui edificare la Chiesa, non aveva certo chiarito le idee all’apostolo riguardo a ciò che voleva da lui. In questo caso, invece, Gesù è più preciso e conforta il cuore di Pietro: “D’ora in poi sarai pescatore di uomini”.
Che grande impressione per Pietro, che vedeva la sua miseria e il suo peccato, ascoltare quella voce meravigliosa che diceva: “Dimentica il tuo peccato perché io lo guarisco. Comincia a camminare, mettiti al lavoro, perché ho bisogno che il mio amore giunga agli uomini per mezzo di te. Da adesso userai una nuova esca per pescare, cioè l’annuncio del Regno dei cieli”. Sembra quasi incredibile il destino che il Signore ha preparato per quelli che confidano in lui! Appena lo scopriamo possiamo dire con San Paolo: Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti. Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti. Dio ha scelto ciò che nel mondo e ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio. Ed è per lui che voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione, perché, come sta scritto: Chi si vanta si vanti nel Signore (1Cor. 1,27-31).
Una terza conseguenza deriva da questo incontro con il Signore dei miracoli: Pietro, infatti, non si preoccupa di recarsi al mercato con tutto quel pesce per concludere l’’affare della sua vita e nemmeno propone a Gesù di diventare suo socio e fondare quella che oggi definiremmo una “multinazionale”. Era come se all’improvviso per Pietro, pescatore da una vita, la pesca e il pesce non avessero più alcuna importanza: ciò che veramente contava era seguire Gesù, in quel momento egli si consegnava totalmente a lui e, lasciando tutto, lo seguì.
Il Vangelo ci parlerà poi della barca di Pietro, della sua casa e perfino di sua suocera; ed è allora che ci si domanda: che cosa ha in realtà lasciato Pietro? Oggi si sente spesso parlare di povertà radicale, ma dobbiamo capire quello che gli apostoli lasciarono per poterli imitare: Pietro lasciò Pietro.
Egli consegnò il suo cuore e il suo spirito a Dio.
Scoprì che la cosa più grande nella sua vita era la necessità che aveva dell’amore di Dio; scoprendo questo, tutto il resto passò in second’ordine nella sua vita, ed egli trovò la sua vera dimensione. La sua barca e la sua casa divennero luoghi d’incontro con Gesù, dove cresceva e si sviluppava la comunità d’amore sotto la guida del Salvatore.
Signore Gesù, anche noi ti abbiamo scoperto, perché tu con prodigi e segni, hai chiamato ognuno di noi per nome e ci hai affidato una missione. Dacci, Signore, umiltà per riconoscere la nostra piccolezza confrontata con la tua gloria, e per poterci vantare solo in te. Dacci coraggio e generosità per rinunciare al nostro io e affidarti tutto il nostro essere, pienamente e totalmente, senza rancori e senza sotterfugi.
Fa' che quelle cose che ci appartengono diventino secondarie e che le usiamo solo per incontrarci con te, nell’amore per i nostri fratelli. Aiutaci a “pescare”, Signore, per te e con il tuo stile, tutte le persone che incrociano la nostra strada; e fa' che, alla fine della nostra giornata, possiamo dire: “Siamo servi, non dobbiamo far altro che compiere il nostro dovere”. Con la speranza che tu, Signore nostro, ci dica con infinita tenerezza: “Vieni, servo buono e fedele, a godere della gloria del tuo Signore”.

Domanda:
Gesù, come Pietro, ti sta cambiando e ha compiuto meraviglie nella tua vita. Te ne sei reso conto? Come?

MEDITAZIONE
Rifletti:
- se hai trovato la vera dimensione di tutto quello che ti circonda;
- su che cosa hai lasciato in realtà per seguire Gesù.

TRACCE DI RIFLESSIONE

Per mezzo dei suoi miracoli, il Signore insegna che chi si dedica al suo apostolato sarà pescatore di uomini. Io vedo con quanto amore e con quanta gioia, nella mia comunità, molti fratelli si impegnano nell’evangelizzazione. Osservo anche che alcuni si stancano presto. Sarà il peso dei peccati?
Gesù ci ha chiamati senza considerare il nostro peccato e la sua chiamata serve a convertirci, a farci lavorare per il suo Regno e così dargli gloria.
Noi ci sentiamo spesso coloro che sono scelti, ma gli rispondiamo come lui vuole? Quanti, finora, abbiamo evangelizzato? Credo ben pochi. Io confesso che non sempre ho approfittato del mio tempo per realizzare ciò che Gesù vuole; tuttavia, quando lo faccio, Dio mi aiuta e mi ascolta guidandomi attraverso lo Spirito Santo.
Signore, riconosco di aver urgenza del tuo amore.
Continua a trasformare la mia opaca esistenza. Fa’ che possa brillare con la luce della tua presenza.
Signore, per poterti incontrare, ho dovuto rendermi conto della mia piccolezza; vicino a te che sei il Signore comprendo la tua immensa bontà perché, malgrado la mia miseria, ti occupi di me, mi aiuti, mi consoli nelle mie angosce, mi accogli fra le tue braccia nei momenti di debolezza. Sempre, quando ho bisogno di te, tu sei pronto ad aiutarmi. Adesso capisco che, durante tutta la mia vita, anche se non lo sapevo, tu eri sempre vicino a me; ma adesso mi rendo conto che tutti i giorni mi fai “partecipe” dei tuoi miracoli, che continuamente posso ringraziarti per qualche cosa, talvolta anche di cose tanto insignificanti che sembra impossibile che tu te ne curi. Vorrei ricambiare in qualche modo, ma che potrei fare per te, Signore? È così poco quello che sono capace di fare; ma voglio darti il mio cuore e tutto il mio essere e voglio incontrarmi con te in ogni momento del giorno e servirti e lodarti tutti i giorni della mia vita.

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