domenica 11 gennaio 2009

Un coraggioso programma di vita (di Mons. Andrea Gemma)


di Sua Eccellenza Reverendissima
Monsignor Andrea Gemma

(Vescovo di Santa Romana Chiesa)
(Articolo tratto da "Petrus" - Il quotidiano on line sull'Apostolato di Benedetto XVI)

CITTA’ DEL VATICANO - La colletta che il Messale Romano colloca alla data del 2 Gennaio, nella memoria dei Santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno, è straordinariamente bella. Evidentemente chi l’ha dettata ha tenuto presente la collocazione di tale memoria all’inizio del nuovo anno civile e ha voluto stimolare ogni uomo saggio ad approfittare del nuovo inizio per una più degna impostazione della propria vita. Si tratta, insomma, di un non sottinteso invito a far tesoro della circostanza per il bene della propria anima. La colletta, dopo aver chiesto a Dio uno “spirito umile e ardente”, implora una piena “conoscenza della verità” e di “attuarla con un coraggioso programma di vita”. Specie quest’ultima espressione non poteva non prestarsi ad una approfondita e meditata riflessione, cosa che per me non ho voluto tralasciare. Vorrei rispondere, pertanto, a queste tre domande: Perché un programma di vita? Quale programma di vita? E perché un programma coraggioso? Rispondiamo alla prima domanda. Ogni cosa bella, ogni cosa grande, ogni meta desiderabile deve necessariamente essere preparata da una programmazione, ossia dalla previsione esatta del traguardo da raggiungere, del tempo da impiegarvi, dalla predisposizione dei mezzi necessari per conseguirla, della previsione delle difficoltà e dall’adeguamento ottimale delle proprie forze per conseguire lo scopo. Il navigante, se non vuole sbagliare la rotta, deve sapere la destinazione verso cui dirigersi, le strade che meglio vi conducono, e deve procurarsi il carburante che alimenterà il motore della sua nave, evitando il pericolo di doversi arrestare in panne. Chi si mettesse in mare senza tutte queste precise cognizioni sarebbe certamente dichiarato imprevidente e impari al suo compito e sicuramente destinato al naufragio. La vita - usciamo di metafora - è un vasto mare, spesso tempestoso, da attraversare con la nostra debole personalità, individuale e comunitaria: bisognerà dunque conoscerne bene la meta finale per desiderarla ed arrivarvi. Bisognerà pure conoscere quelle che potremmo chiamare tappe intermedie, per prendere ristoro e per procurarsi il necessario rifornimento. È doveroso pure aver ben presente innanzi agli occhi della mente gli eventuali pericoli a cui la traversata può andare incontro, onde scansarvi con sicurezza. È pure saggezza procurarsi con accurata selezione buoni compagni di viaggio che dividano con noi le fatiche della navigazione. E poi è assolutamente necessario poter contare su una abbondante scorta di viveri. Tutto questo comporta avere preciso innanzi a sé un dettagliato “programma di vita”, assicurando parimenti a se stessi la tenacia e l’impregno di esservi fedele. Si capisce allora come in una società che banalizza ogni cosa, compresa l’esistenza propria ed altrui, che naviga, come si usa dire, “a vista”, sia dovere impreteribile di chi non voglia “vivere a caso”, avere sempre pronto ed in efficienza un bagaglio di cognizioni e di energie spirituali per non restare indietro e addirittura finire sommerso. Quando si sente prorompere qualcuno nella tragica constatazione “nella mia vita ho sbagliato tutto”, si dovrà dire che è mancata la programmazione di cui stiamo parlando. Rispondiamo ora alla seconda domanda. Quale sarà il nostro programma di vita? Per nostra fortuna, di noi che abbiamo il privilegio e la gioia di credere nel supremo “dator di vita”, il programma fondamentale è già tracciato: è un dono misericordioso dell’Onnipotente il quale, come dice il Concilio, ha voluto “parlare agli uomini come ad amici” ed ha indicato nella sua santa Legge i percorsi fondamentali ed insostituibili che una vita degna di esser vissuta deve percorrere, come peraltro già riconosceva il popolo d’Israele. La Legge di Dio, come è stato giustamente rilevato, è ciò che per un treno veloce è il binario, saldo, duttile, scorrevole, condizione impreteribile perché il convoglio raggiunga la destinazione. Alla fondamentale Legge di Dio, la quale coincide con la cosiddetta “legge naturale”, iscritta per di più nell’intimo di ogni coscienza, gli uomini docili ad una superiore saggezza hanno aggiunto, ad ulteriore determinazione e facilitazione, altre leggi che di quelle prime fossero la pratica attuazione. Così, ai seguaci di Cristo, che hanno per legge inderogabile il Vangelo, uomini saggi hanno fatto seguire monumentali corpi legislativi che mantengono, a tutt’oggi, il loro grande valore. Ecco i nomi di alcuni di questi sapientissimi legislatori: Agostino, Basilio, Benedetto, Francesco. Ogni regola composta da questi legislatori, a commento del Vangelo, ha costituito e costituisce per molti un accessibile e proficuo programma di vita, seguendo il quale non si fallisce la meta. Sennonché, ad ulteriore e necessaria specificazione, ognuno di noi deve proporsi, nell’ultima capillare attuazione, un suo proprio, personale, programma di vita. Il che è quanto dire che ogni uomo ha una sua individuale, inconfondibile vocazione a cui egli, ed egli solo, può e deve rispondere con la grazia di Dio e la sua buona volontà. D’altra parte, avere a portata di mano un preciso, direi minuzioso, programma di vita significherà in definitiva mettere ordine nella propria vita, evitare sciocche improvvisazioni, digressioni infauste o, peggio, definitivi fallimenti. Significherà, inoltre, efficienza e fruttificazione in ogni campo, da quello fisico a quello intellettuale, da quello spirituale a quello sociale. Mi rimane da rispondere al perché questo programma di vita, secondo il testo liturgico, debba essere “coraggioso”. Rispondo lapidariamente. Quanto più la meta è ardua e difficile - si pensi ad un abile scalatore -, tanto più è necessario munirsi di coraggio e di tenacia per non cedere alla stanchezza, allo scoramento e, soprattutto, a quella mediocrità, oggi imperante, la quale rischia di tarpare le ali, anche dei più generosi, e impedire loro gli arditi voli verso la pienezza. Se questa pienezza per noi discepoli di Cristo è la “perfezione del Padre celeste”, si capirà come soltanto un uomo coraggioso, deciso a tutto, di provata costanza, di indomita fermezza, potrà conseguire la meta desiderata. In questo - come è dolce costatarlo! - ci hanno preceduto miriadi di purissimi eroi, i Santi della Chiesa cattolica.

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