venerdì 18 luglio 2008

ASCOLTARE LA VITA - (a cura di Padre Valter ARRIGONI)


“Gli uomini del mondo hanno dimenticato le gioie del silenzio e la pace della solitudine che pur sono necessarie,in qualche misura, alla pienezza di una vita umana. Non tutti sono chiamati ad essere eremiti, ma tutti abbisognano di quel tempo di silenzio e di solitudine che permetta loro di avvertire, almeno di tanto in tanto, nel profondo, la segreta voce del loro più vero essere”. Questo scriveva nel cinquantasette Thomas Merton. Lui che aveva percorso le strade dell’Europa, degli States e dell’America Latina. Lui che aveva percorso strade ben più contorte dell’esistenza e del pensiero. Passando dall’ateismo alla fede fino a farsi monaco trappista, eremita, morto durante un incontro interreligioso, di monaci cattolici, ortodossi, buddisti, a Bangkok, fautore di pace fra gli uomini proprio a partire dalla fede che unisce e non divide.
Mentre scrivo, qui sotto la mia finestra, dei grilli e delle cicale non cessano di frinire. Ci sono diversi uccelli che cantano. Le fronde degli alberi suonano al vento.
Questa notte mi sono alzato per prendere una coperta perché faceva fresco!
Gli unici rumori che giungono alle mie orecchie, abituate al frastuono della via Arpi, vengono dalla natura. Le auto, le moto sono così lontane da essere impercettibili.
La verità dell’uomo, la mia verità. L’unità di me stesso. La ragione del mio vivere. Cercata da tempo perché persa da tempo. Mi sono accorto che sono diventate troppe le cose da fare. Mi sono accorto di aver bisogno del silenzio e della solitudine perché anche le parole erano diventate troppe e non erano più capite. Una parola detta ha mille fraintendimenti, una parola scritta ne ha solo cento. Forse anche perché una parola scritta viene dal silenzio, dal profondo dell’essere, dalla verità di quello che sono o almeno cerco di essere. Una parola taciuta e messa nel silenzio dell’anima, nella preghiera, nel cuore di Dio e quindi dell’umanità arriva dove non posso pensare di giungere io.
Sono qui per vivere in un tempo consistente quello che dice il salmo, la parola che mi ha consegnato, per questo tempo, un amico monaco: “sta in silenzio davanti a Dio e confida nella sua Parola”.
Chi cerca se stesso si trova solo in Dio. Chi cerca Dio trova l’uomo. Se avessi vissuto e testimoniato questa verità! Invece anche la verità della fede per molti è diventata così lontana, oggetto di ideologie, causa di divisioni e di lotte, di guerre politiche, di una morale lontana, fredda, quasi invivibile nella sua disumanità.
La frase di Gesù nel Vangelo di questa domenica quattordicesima del Tempo ordinario è risuonata questa mattina nel silenzio della piccola chiesa dell’eremo. Eravamo soli io e fra Daniele, eremita da trentotto anni. Eravamo solo noi ma c’erano davanti a me i volti di tutti, le storie di tutti, la vita di tutti coloro che il Signore mi ha fatto incontrare in questo segmento della mia vita. In questi venti anni da prete a Foggia. La gente che ha riempito la Messa soprattutto la domenica sera. Le persone che mi hanno cercato per trovare Dio, per sentire la sua Parola.
A loro, ma prima ancora a me stesso, Gesù ha detto oggi:
“Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza”.
Chi sono “i sapienti e i dotti”? Blaise Pascal scrive nei suoi pensieri: “come è strano il nostro modo di pensare: ammiriamo nei quadri ciò che nella realtà neppure ci interessa!”. I dotti ed i sapienti sono coloro che non ascoltano la vita, che non guardano la realtà ma che pensano, sono sofisti, sono quelli che sono convinti che il reale sia ciò che pensano. La vita sono i loro desideri. Gli altri sono come loro li pensano. Le azioni che compiono sono giuste semplicemente perché pensate e compiute da loro. Le loro parole diventano la realtà. Nella storia della filosofia c’è il movimento dei nominalisti cioè di quelli che affermavano che una cosa diventa vera se è detta, se ha un nome. “Ti voglio bene e questo è vero solo per il fatto che te lo dico”. “Ti sono amico!”. Nella mia vita ci sono state persone che nei cinquanta giorni di ospedale dopo l’infarto non sono mai venute a trovarmi. Persone che non sono mai venute con me nelle carceri a trovare i detenuti e che non mi hanno mai accompagnato. Persone che lavorano a dieci metri da casa mia e mi hanno visto disperato ma non hanno trovato due minuti per stare con me. Ma queste persone mi dicono sempre di essere mie amiche. Mi dicono di potermi fidare di loro. Di poterle chiamare ogni volta che ho bisogno perchè sono “a disposizione”. Peggio dei politici!
Nominalisti! Quello che dico è vero solo perché lo dico.
Questo non mi è bastato più. Io stesso mi sono accorto di essere diventato parole e non essere. Non fatti.
A un certo punto parlavo di cose ma non comunicavo più l’unico bene della mia vita: Gesù Cristo.
Voglio viverlo. Voglio stare con lui.
Voglio ricuperare il rapporto di conoscenza, di amore, di fisicità come quel giovedì ventinove giugno millenovecentosettantadue quando entrò nella mia vita, mi prese per mano e mi portò in cielo con Sé.
Ultimamente mi sono sentito diviso come le tessere di un mosaico che hanno senso solo dentro un disegno. Lui è il mio disegno. Solo Lui sa che posto occupa nel disegno della storia dell’umanità il mio tassello. La mia tessera.
Fermarsi ed ascoltare la vita è sentire la sua voce che mi svela questo disegno, questo progetto. E’ scritto nella vita. E’ detto, sussurrato da Dio nella voce del tempo.
Occorre uscire, andare fuori dal rumore della città, delle cose da fare ed ascoltare.
Ascoltare la vita. Ascoltare il proprio cuore vuol anche dire essere veri fino alla crudeltà con se stessi. Ma è l’unico modo per sentire, per ascoltare, per scoprire, per essere, per vivere.
Sono qui nel silenzio e nella solitudine. Mi sono compagne la natura, la Parola, la vita.

Arrigoni Valter

2 commenti:

Anonimo ha detto...

La riflessione di Padre Valter mi ha riportato a quel lontano agosto del 1998 quando, in una fase di buio totale della mia vita, mi sono trovato a condividere con i fratelli di Foggia l'esperienza forte della settimana dipreghiera a Taizé.
Ebbene, mai come allora stavo provando un'esperienza di "deserto" spirituale... avevo 29 anni e Padre Valter, dopo avermi accolto con l'amore di un fratello maggiore, mi ha suggerito, lasciandomi totalmente libero di perseverere nei miei errori, di seguire la settimana di "silenzio".
Effettivamente nei primi 3 giorni non si ha idea di che "frastuono" abbia il silenzio... Tutto riemerge, dubbi, problemi, egoismi... ma poi, con le giuste guide, tutto ritorna al proprio posto...
Grazie Valter, fratello lontano, ma vicino a tutti noi nella preghiera.
Spero che presto, se nella volontà del Padre, ci si possa riabbracciare e condividere insieme il vissuto di questi anni.
Grazie per i tuoi insegnamenti.
Un abbraccio in Cristo.
Gian Luca

Anonimo ha detto...

Stavo attraversando un momento difficile della mia vita. Tutto il mio mondo mi stava crollando addosso e cercavo di aggrapparmi a qualcosa che mi aiutasse a risalire. La mia disperazione mi portò all'interno di una chiesa. Era una piccola chiesa di provincia, custodita da una comunità di suore clarisse.Mi sono inginocchiata e nella mia disperazione ho pregato...poi è caduto il silenzio su di me. Vi posso assicurare che quel silenzio è stato fondamentale per la mia rinascita. Da allora ricerco spesso momenti in cui mi isolo dalla mia quotidianità; quindi niente traffico, niente telefono, niente computer o qualsiasi altra sollecitazione. E' bellissimo ritrovarsi con se stessi nel proprio angolino e prendere consapevolezza del proprio io.Non abbiamo sempre la necessità di vivere nella confusione perchè la confusione ci rimane dentro. Perciò grazie a Padre Valter per aver affrontato questo argomento.
Orietta